Cyber Risk Data Driven: oltre l’intuizione, dentro i dati

Chi si occupa di sicurezza informatica sa bene che il rischio cyber non è mai statico: al contrario evolve, si adatta e assume continuamente nuove e insidiose forme. Eppure, in molte aziende, si continua ad analizzarlo e a gestirlo con strumenti statici, ovvero audit condotti a intervalli fissi, asset inventory manuali e valutazioni qualitative che si basano esclusivamente su interviste e percezioni.

Ma il rischio di attacchi non si percepisce. Si rileva. Si misura. Si simula.
Di conseguenza, per gestire l’attuale complessità, non si può più prescindere da dati misurabili e da una visibilità costante: serve un approccio radicalmente nuovo e proattivo.

L’approccio tradizionale non è più sufficiente

Ancora oggi, in molte realtà aziendali, la valutazione del rischio cyber si basa su una combinazione di esperienza diretta, intuito operativo e strumenti perlopiù manuali.
In assenza di piattaforme automatizzate e integrate, le organizzazioni hanno spesso costruito il proprio approccio facendo leva su pratiche consolidate ma poco strutturate: si raccolgono informazioni tramite questionari distribuiti internamente ai reparti, si conducono interviste qualitative con i responsabili di funzione, si aggiornano fogli Excel più o meno articolati, e si compongono inventari degli asset affidandosi, nella maggior parte dei casi, alla memoria e alla conoscenza diretta degli operatori IT.

È un metodo che ha funzionato in passato, quando le infrastrutture erano più semplici e il perimetro aziendale più facilmente controllabile. Ma oggi le architetture digitali cambiano troppo rapidamente, i confini tra sistemi sono sempre più sfumati, e il volume di asset, processi e interazioni da monitorare è talmente ampio da rendere impossibile qualsiasi gestione efficace condotta in modo statico o parziale.

Cosa significa avere un approccio “data-driven” nel cyber risk management

“Data-driven” non è un’etichetta di tendenza né un vezzo linguistico del marketing, è un cambio di approccio profondo, che investe l’intero modo in cui un’organizzazione valuta, comprende e governa il proprio rischio informatico.

Sfruttare i dati in questo contesto significa basare ogni analisi, ogni decisione e ogni intervento operativo su informazioni oggettive, misurabili, verificabili e sempre aggiornate. Non si lavora più su scenari ipotetici, né su rappresentazioni statiche e parziali dell’infrastruttura. Si lavora invece su dati reali, raccolti direttamente dal campo, dall’infrastruttura stessa, in tempo reale.

Adottare un approccio data-driven significa, in sostanza, cambiare radicalmente il modo in cui guardiamo all’infrastruttura di un’azienda. Significa poter contare su dati reali, che vengono raccolti in modo continuo e automatico, e che non dipendono più né dalla memoria delle persone né da processi puramente manuali.

Ma il vero punto di svolta, il cambiamento sostanziale, risiede nel fatto che ogni minaccia, ogni anomalia e ogni vulnerabilità viene trasformata in una misura concreta: un dato preciso, un impatto scientificamente calcolato e un livello di priorità ben definito.

Approccio tradizionale vs. Data-Driven: un confronto operativo

Aspetto
Approccio Tradizionale
Approccio Data-Driven
Visibilità sugli asset
Si basa su inventari costruiti manualmente, spesso incompleti o non aggiornati.
Ogni asset viene rilevato in automatico, con una vista completa e aggiornata in tempo reale.
Rilevamento delle minacce
Le minacce vengono spesso individuate soltanto dopo che si sono già manifestate.
Le potenziali minacce vengono simulate prima che si verifichino, analizzando il comportamento reale dei sistemi e individuando il potenziale impatto.
Base informativa
L’analisi si fonda su interviste, percezioni e documentazione statica.
Le decisioni si basano su dati oggettivi, raccolti direttamente all’interno dell’infrastruttura.
Prioritizzazione degli interventi
Si lavora su rischi percepiti, spesso sulla base di intuizioni o esperienza.
Le priorità emergono da una valutazione quantitativa, collegata al reale impatto sui processi di business.
Comunicazione al management
I dati sono tecnici, frammentati e difficilmente traducibili in valore aziendale.
Le informazioni sono strutturate per supportare le decisioni strategiche, con indicatori chiari e sintetici.
Comunicazione al management
Elevato carico manuale e rischio di duplicazioni o errori; tempi lunghi di aggiornamento.
Automazione dei processi chiave, riduzione degli effort e maggiore tempestività nelle azioni correttive.

Senza una visione dinamica e relazionale dell’infrastruttura, stiamo di fatto operando al buio è proprio con questa logica che nasce ESRA: una piattaforma progettata per trasformare la gestione del rischio cyber da processo reattivo a sistema decisionale continuo, analizzando il sistema, in modo completamente automatizzato e agentless.

Ogni dato raccolto viene trasformato in indicatori chiave di rischio, collegati a processi, asset e applicazioni. Il tutto viene restituito in dashboard dinamiche, pensate per CISO, IT manager, risk owner, ma anche per interlocutori non tecnici: il consiglio di amministrazione, la funzione compliance, l’audit interno.

Ed è proprio confrontando l’approccio tradizionale con quello data-driven che emergono con chiarezza le skill di ESRA, ovvero le capacità distintive che trasformano la gestione del rischio informatico da processo reattivo a sistema continuo, automatizzato e misurabile.

A partire dalla visibilità sugli asset, ESRA realizza un discovery automatico e in tempo reale dell’intera infrastruttura, senza necessità di installare agent. Ogni asset, applicazione o processo viene identificato e rappresentato all’interno di un digital twin, un modello dinamico che riflette fedelmente l’ecosistema aziendale. Questo consente di superare i limiti dell’inventory manuale, spesso frammentato e incompleto, tipico degli approcci tradizionali.

Anche nella rilevazione delle minacce, la piattaforma segna un salto di paradigma: non si limita a registrare eventi avvenuti, ma simula scenari di rischio e comportamenti sospetti prima ancora che si manifestino.

Le decisioni non si basano più su intuizioni o percezioni soggettive: ogni rischio è quantificato, misurato e collegato a un potenziale impatto sui processi di business, grazie a indicatori oggettivi e sempre aggiornati. 

Con ESRA il rischio smette di essere un’incognita, ma diventa un una variabile strategica da governare.

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